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La Legge di Bilancio 2026 è finalmente realtà e porta con sé molte novità sulle pensioni. Confermata l’Ape Sociale, arriva un aumento di 20 euro per le pensioni minime, e dal 2027 scatterà anche un incremento dell’età pensionabile, che si completerà nel 2028.
Delusione per chi sperava in una riforma più flessibile
Le aspettative dei lavoratori erano alte: molti speravano in una riduzione dell’età pensionabile o in nuove formule di flessibilità.
La realtà, però, è diversa. La riforma contenuta nella Legge di Bilancio 2026 non riduce i requisiti, anzi, li innalza gradualmente.
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È importante ricordare che non è una decisione diretta del Governo Meloni, ma una conseguenza della Legge Fornero, che stabilisce l’adeguamento biennale dell’età pensionabile in base all’aspettativa di vita.
Tuttavia, nei mesi scorsi, diversi esponenti del Governo avevano rassicurato i cittadini sul mantenimento delle regole attuali.
E così oggi cresce la delusione di chi si era fidato di quelle promesse.
Età pensionabile: dal 2027 scatta l’aumento graduale
Dal 1° gennaio 2027 cambiano i requisiti per la pensione di vecchiaia e anticipata.
Ecco come:
- +1 mese nel 2027
- +2 mesi dal 1° gennaio 2028, per un totale di +3 mesi complessivi
Si tratta dell’effetto automatico dell’adeguamento alla speranza di vita previsto dalla Legge Fornero.
Restano esclusi dall’aumento:
- I lavoratori con mansioni gravose o usuranti con almeno 30 anni di contributi, che continueranno a seguire i requisiti del 2025.
Invece, per Forze Armate, Polizia e Vigili del Fuoco, è previsto un ulteriore aumento di 3 mesi a partire dal 2027.
Aumento di 20 euro per le pensioni minime: a chi spetta davvero
Nel 2026 non cambierà la struttura del sistema delle pensioni minime. Resterà in vigore la rivalutazione straordinaria introdotta dalla Legge di Bilancio 2024, che prevede:
- +2,2% nel 2025
- +1,5% nel 2026

A questa misura si aggiunge un nuovo aumento fisso di 20 euro al mese (pari a 260 euro all’anno), ma solo per una categoria specifica: chi riceve già l’incremento al milione, cioè la maggiorazione sociale prevista dalla legge 448/2001.
Questo bonus riguarda i pensionati over 70 in condizioni economiche difficili, con redditi personali e coniugali entro i limiti Inps.
Dunque, non si tratta di un aumento generale per tutte le pensioni minime, ma solo per chi già beneficia della maggiorazione sociale.
Taglio dell’Irpef anche per i pensionati
La Legge di Bilancio 2026 conferma un taglio dell’Irpef che interessa anche i redditi da pensione.
Dal 1° gennaio 2026:
- L’aliquota tra 28.000 e 50.000 euro scende dal 35% al 33%
- Restano invariate le altre: 23% fino a 28.000 euro e 43% oltre 50.000 euro
In pratica, la riduzione riguarda solo la parte di reddito compresa tra 28.000 e 50.000 euro, con un risparmio massimo di 440 euro l’anno.
Esempi concreti:
- Pensione da 35.000 euro: risparmio di circa 140 euro l’anno
- Pensione da 40.000 euro: risparmio di circa 240 euro
Ape Sociale prorogata, addio a Quota 103 e Opzione Donna
Nel 2026 resterà attiva solo l’Ape Sociale, che consente di andare in pensione a 63 anni e 5 mesi con almeno 30 anni di contributi (36 per lavori gravosi). È riservata a:
- Disoccupati di lungo periodo
- Caregiver familiari
- Invalidi civili con almeno 74% di invalidità
- Lavoratori usuranti
L’Ape Sociale viene prorogata per un altro anno, con importi fino a 1.500 euro lordi al mese, senza tredicesima.
Non saranno invece rinnovate:
- Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi)
- Opzione Donna (35 anni di contributi e almeno 61 anni di età, riducibili a 58 con figli)
Dal 1° gennaio 2026, entrambe le misure cesseranno di esistere, salvo eventuali modifiche in Parlamento.
TFS: buonuscita più veloce per chi resta fino alla pensione piena
Dal 1° gennaio 2027, i dipendenti pubblici che maturano i requisiti a partire da quella data riceveranno il TFS (Trattamento di Fine Servizio) un po’ prima:
- Il tempo di attesa scende da 12 a 9 mesi tra la cessazione del servizio e la prima liquidazione.

Ma attenzione: la regola non vale per tutti. Chi va in pensione in anticipo con Ape Sociale o altri strumenti dovrà comunque attendere fino al momento in cui avrebbe maturato la pensione di vecchiaia.
In pratica, chi rimane al lavoro fino ai 67 anni potrà ricevere la buonuscita con 3 mesi di anticipo, mentre chi lascia prima dovrà aspettare di più.
Conclusione: riforma prudente, non rivoluzionaria
La Legge di Bilancio 2026 non rivoluziona il sistema pensionistico, ma introduce ritocchi mirati:
- piccoli aumenti per le pensioni più basse,
- taglio delle tasse per i redditi medi,
- e un graduale aumento dell’età pensionabile.
Per molti, è una riforma prudente, pensata per la sostenibilità dei conti pubblici più che per la flessibilità dei lavoratori.
Ora resta da vedere se, durante l’iter parlamentare, arriveranno modifiche last minute capaci di cambiare davvero il quadro.
